La musica, che cosa astratta! Come è possibile che questa influenzi i nostri stati d’animo e sappia veicolare messaggi in maniera diretta nonostante non tutti abbiamo l’”onore” di saperla eseguire o leggere così come il linguaggio? Su questo potremmo aprire un’ampia discussione, ma ora come ora non mi concentrerei.
Piuttosto, e a proposito del suo potenziale, data la sempre più crescente necessità di acquisire nuove conoscenze sulle metodologie compensative per i DSA e BES, cosa c’entrerà mai la musica? O per meglio dire la musicoterapia?
Linguaggio verbale e linguaggio musicale condividono alcuni importanti parametri quali intensità, altezza, durata, ritmo, tempo, accenti, responsabili della corretta destinazione dell’informazione. In entrambi è presente il rapporto tra significante e significato fonico-fonetico, e sintattico-formale[i].
Inoltre l’incontro tra linguaggio verbale e musicale favorisce la valorizzazione delle capacità onomatopeiche e le valenze sinestesico-strutturale.
Inoltre il linguaggio, in quanto ritmo, è legato al movimento del corpo[ii].
Si intende movimento degli organi di fonazione. All’inizio di ogni esercizio musicale, sia melodico che ritmico, vi è un esercizio linguistico[iii]. Carl Orff unisce parola-gesto-suono, dal metodo meglio noto come Orff-Shulwerk.
Alla base della fonazione vi è la respirazione. Importante è quella diaframmatica che permette di prolungare l’emissione dell’aria e prendere i giusti respiri tra una frase e l’altra, esattamente come nella musica, tra un fraseggio musicale e l’altro. I bambini con disturbi del linguaggio e/o di lettura respirano solitamente con il torace rigido con conseguente irrigidimento generale degli organi di fonazione che comporteranno incapacità di espressione.
Attraverso, quindi, l’uso del canto e degli strumenti i bambini verranno stimolati nel gestire il proprio corpo nello spazio/tempo. Rispettare i segni di interpunzione, con relative pause, accenti e intonazioni, insegna a rispettare la melodia della frase. Anche le parole, così come le frasi musicali e le note hanno differente durata e si sviluppano in successione ritmica. Pertanto, attività ritmiche; scomposizioni in sillabe ritmate usando le filastrocche e canti popolari, ma anche musiche moderne da adattare allo scopo; unire tutto questo a strumenti anche da creare in casa con materiali di facile reperibilità sono solo alcuni degli esempi.
Molto importante è portare a una conoscenza del ritmo (che come abbiamo detto aiuta nella lettura e nel linguaggio) non come suddivisione del tempo, ma come visione dei contenuti che rappresenta. Poter coinvolgere i bambini in un improvvisazione libera, con un dialogo sonoro tra educatore e bambino. Ossia una proposta e una risposta libera. Esattamente come una domanda e una risposta, cercando di interagire più a livello prosodico.
[i] John A. Sloboda, 1988: maggior rappresentante contemporaneo di psicologia cognitiva inerente la musica,con Sloboda si ha una nuova concezione dei processi musicali mentali che diventano oggetto di studio e come influiscono sui processi cognitivi dal punto di vista scientifico
[ii] Emile Jacques Dalcroze,1950: “…l’elemento fondamentale, maggiormente legato alla vita e all’arte del suono è il ritmo! Il ritmo dipende esclusivamente dal movimento e trova l’esempio perfetto nel nostro sistema muscolare.”
Sitografa:
–Musica e DSA (musicaedislessia.it)Federazione Italiana Musicoterapeuti » DSA – PROVIAMO CON LA MUSICA? PARTE TERZA (musicoterapia.it)
– https://www.focus.it/comportamento/psicologia/come-la-musica-aiuta-il-linguaggio
Bibliografia:
– Montanari M., MUSICOPEDIA, Edizioni Rugginenti, Milano, 2019
– Jaques Dalcroze Rhythm, music and education, London, 1980, (Rist. dall’originale svizzero del’21)