Apprendimento: tra cognizione ed emozione

Recenti scoperte nel campo delle neuroscienze delle emozioni hanno evidenziato connessioni tra funzioni cognitive ed emotive in grado di rivoluzionare la nostra comprensione dell’apprendimento nel contesto scolastico. Nello specifico, le connessioni tra processi cognitivi, funzionamento sociale e componente etica portano con sé la promessa di una svolta nel comprendere il ruolo delle emozioni nelle decisoni e la relazione tra apprendimento ed emozioni.

Negli ultimi decenni diversi studi, sostenendo che emozione e cognizione sono supportate da processi neurali interdipendenti, hanno dimostrato che la comprensione profonda di discipline scolastiche tradizionalmente definite “poco emotive” come fisica o matematica, dipende dalla possibilità di fare connessioni emotive tra i concetti. Per esempio in uno studio che ha usato la risonanza magnetica funzionale è stato osservato che quando i matematici vedono equazioni che giudicano “bellissime” si attivano le stesse regioni sensoriali che si attivano durante le esperienze di percezione della bellezza, come quando per esempio si osserva un dipinto. Nel brain and creativity Institute presso la University of southern of California, hanno scoperto che questa regione si attiva anche per esperienze riguardanti la bellezza morale. Queste ricerche e i risultati ad esse correlate, suggeriscono che l’apprendimento significativo avviene mediante la connessione tra conoscenze ed emozioni “positive”. La Prof.ssa Daniela Lucangeli e i suoi collaboratori all’università di Padova hanno dato avvio alla warm cognition, ossia cognizione calda. Si tratta di un filone di ricerca che tiene conto delle emozioni sottostanti il processo di apprendimento. Cosa fa una goccia di emozione nelle reti di memoria? Tutti sono concordi nell’ammettere che a scuola si vivono le esperienze più significative della propria fase di crescita. I ricordi scolastici ci segnano. Questo avviene perché il nostro cervello non ricorda i contenuti, ma le emozioni e queste lasciano una traccia a lungo termine. Lo studio delle emozioni ha mostrato come esse abbiano luogo nel sistema limbico, in particolare nell’amigdala, e abbiano una funzione di allerta per l’organismo, fortemente legata alla sopravvivenza. Questa attivazione dei centri sottocorticali dell’encefalo determina la componente fisiologica dell’emozione: sudorazione, tachicardia, tensione muscolare, etc.., ma contemporaneamente lo stimolo viene valutato anche dalle cortecce associative che mettono in moto i processi di valutazione cognitiva della situazione. Se applichiamo tutto questo ad una situazione reale possiamo capire come, ad esempio, se uno studente apprende sperimentando paura, la paura di sbagliare, il suo sistema di sopravvivenza si attiverà in futuro in modo tale da consentirgli l’evitamento di una situazione analoga. Questo accade perchè emozione e cognizione sono due facce della stessa medaglia, fortemente interconnesse fra loro. Se una nozione è stata appresa sperimentando paura o ansia, ogni qual volta la stessa verrà ripescata dalla memoria si attiverà nuovamente il vissuto emotivo corrispondente, poiché apprendimento ed emozione hanno tracciato lo stesso percorso sinaptico, viaggiando insieme. Quindi mettiamo in memoria anche le emozioni, in questo caso, negative. Ma mentre la nozione appresa finirà nella memoria procedurale o semantica, la memoria del sentimento di incapacità e inadeguatezza finirà nella memoria autobiografica, intaccando significativamente l’autostima e l’auto efficacia dell’alunno. Infatti il ripetersi di questo meccanismo per svariati anni scolastici porterà ad una stabilizzazione del circuito che è ciò che in psicologia si chiama fenomeno dell’impotenza appresa. Il bambino imparerà che non è capace ad eseguire quel dato compito, sentendosi impotente o inetto e l’esperienza reiterata del fallimento gli darà conferma della sua incapacità. Ma questo accade perché l’emozione associata a quella funzione specifica si comporta da antagonista dell’apprendimento. Si viene così a creare un corto circuito emozionale che l’insegnante deve assolutamente evitare di creare. Come potrà farlo? Attraverso la warm cognition. La didattica deve quindi promuovere il sorriso: si tratta di un antidoto efficace, non banale, che spinge a instaurare un’alleanza positiva tra docente e allievo contro la mistificazione dell’errore e della disistima. Gli insegnanti dovrebbero far leva su emozioni positive come la motivazione allo studio, la gratificazione, il senso di auto efficacia; dovrebbero essere mediatori di benessere nell’apprendimento.

 

 

Bibliografia

Zeki, S., Romaya, J.P. Benincasa The experience of mathematical beauty and its neural correlates (2014)

M.H. Immordino – Yang Neuroscienze affettive ed educazione Raffaello Cortina Editore (2016)

Rueda R. Motivational and cognitive aspects of culturally accommodated instruction: The case of reading comprehension”. (2006)

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