In America lo chiamano “overtouching”. Proprio così, la percezione di sentirsi letteralmente “toccare eccessivamente” che assale una mamma. Vi sembra strano? No, non lo è affatto ed è molto più comune di quello che si pensi o se ne parli. Soprattutto una mamma che accudisce 24 ore su 24 il proprio bambino, in particolar modo se allatta al seno, può essere assalita da questa spiacevole sensazione, ma insieme a questa percezione ne sopraggiunge ben presto un’altra, quella di una spiacevole percezione di “soffocamento” che porta la mamma quasi a infastidirsi anche per un semplice abbraccio. Inoltre è un fenomeno davvero tipico di quando nasce il secondo bambino. Il maggiore, che fino al giorno prima ci sembrava un cucciolo minuscolo, viene percepito immediatamene dopo la nascita del fratellino o sorellina come “grande” addirittura “gigante”, rispetto al neonato. La mamma-bis specie a fine della giornata si sente dunque sopraffatta. Piccole mani che ti toccano, tirano i vestiti, manine appiccicose sulla faccia che cercano di girare il volto, tirate di capelli, manine che bussano alla porta quando la mamma è al bagno e si potrebbe continuare così all’infinito. Ma anche la mamma che lavora, oltre alla pressione lavorativa, quando torna a casa può sentirsi vittima di overtouching perché al suo ritorno spesso i bambini che hanno sentito la sua mancanza chiedono un contatto intenso e prolungato per recuperare il distacco che hanno vissuto nelle ore precedenti. Sicuramente c’è tenerezza e tutto l’amore del mondo verso di loro, ma un certo punto tutta questa stimolazione tattile diventa semplicemente troppa. Magari poi la sera torna anche il papà che giustamente fa alla sua compagna una semplice carezza affettuosa, e lei si scansa infastidita come avesse ricevuto una scossa elettrica! Le mamme non ce la fanno proprio, rabbrividiscono fisicamente all’idea di essere toccati ancora un’altra volta durante il giorno e di soddisfare le richieste emotive di qualcun altro, per giunta adulto! Sono sensazioni frequenti, non c’è da scandalizzarsi affatto. Non è il caso di sentirsi in colpa, e non è segno di scarso o addirittura non amore nei confronti del partner o del figlio maggiore: è solo sovraccarico e anche, in parte, una conseguenza naturale dell’assetto psicologico e ormonale che si verifica nella donna nel post partum, ma non solo, specie se allatta a lungo. Manca quello spazio per prendere fiato e ritrovarsi con sé stessa in un luogo intatto, indisturbato, silenzioso e fuori del tempo… Inoltre noi siamo stati spesso quei bambini a cui si chiedeva di fare i “bravi” stando al posto nostro… E oggi la cultura dietro la genitorialità sta invece aprendo le porte e gli occhi ad altro, alla risposta dei bisogni, all’amore incondizionato… e le mamme figlie di quella cultura precedente, fredda e distaccata, si trovano spiazzate e devono fare anche i conti con quelle difese che avevano attuato per sentirsi meno sole.
Per fortuna sta diventando più comune per le mamme parlare di ciò che provano, perché in fondo esiste anche una via di mezzo, almeno un certo “equilibrio”.
Certamente è molto comune sentirsi “madri sbagliate” se improvvisamente alla nascita del secondo bambino quasi non lo riteniamo più bisognoso delle nostre cure, quasi che anche se ha solo a 3 o 4 anni possa farcela da solo senza sentire il bisogno di un abbraccio o una carezza. Tranquille mamme, sono momenti e per fortuna transitori. La natura ha predisposto che la mamma sia focalizzata sulla creatura più fragile e bisognosa in quel momento, il neonato, il secondo figlio in questo caso. Inoltre soprattutto l’allattamento al seno crea quella simbiosi che è assolutamente normale sentirsi di più un tutt’uno con il nuovo arrivato e considerare quasi un estraneo il primo bimbo. Ma per fortuna siamo esseri razionali e pensanti e con un po’ di sforzo riusciremo comunque a compensare e a forzarci per venire incontro e rispondere anche ai bisogni fisici ed emotivi degli altri membri della famiglia… soprattutto dell’altro bambino. Una delle cose da tenere presente è che mentre il neonato per sua natura ha sempre urgenze e non può aspettare, specialmente con un bambino più grande, è possibile dialogare, dire come ci sentiamo e perché tutto questo accade. È molto importante dirgli che comprendiamo come possa sentirsi e che è difficile per lui, ma che presto tutto tornerà a posto e che la mamma gli vuole sempre tutto il bene del mondo. Rassicurarlo insomma. Magari venirsi incontro nelle reciproche esigenze nei limiti di capacità del bimbo più grande, sempre tenendo a mente però che anche lui è piccolo e ha bisogno della mamma.
Non occorre cacciare per sempre dal letto dei genitori il bambino grande, né toglierli completamente il seno, se ancora prende il latte materno. È tutta questione di saper trovare, con un po’ di pazienza, un equilibrio dinamico fra i bisogni di tutti, anche se ovviamente nei primi tempi la bilancia penderà sempre verso il figlio più piccolo.
Prendersi una pausa, quindi, nei limiti del possibile in base all’età del bambino e senza fargli stare male, può essere il miglior trattamento in assoluto in determinate situazioni, certamente trovando ascolto nel proprio compagno, nei nonni o negli zii… che spesso possono essere un valido aiuto specie con il bambino più grande. E mariti, fidanzati, compagni… ricordatevi che una mamma che è stata tutto il giorno con bambini ha bisogno soprattutto di PARLARE con un adulto, alla maniera degli adulti, per sentirsi ancora parte di questo mondo. Spesso non ha bisogno di altro, se non di altre due braccia che la facciano un attimo respirare.
Foto © Adobe Stock