Quando il cattivo diventa buono

Le fiabe rappresentano un grande patrimonio fantastico e la loro trasmissione di generazione in generazione attraverso la narrazione e la lettura non smetterà mai di esistere.

Esse aiutano i bambini a capire la realtà e con il loro lieto fine rassicurano e tranquillizzano poiché permettono di comprendere che le difficoltà possono essere affrontate e superate.

Quando l’adulto le racconta al bambino sono anche un utilissimo mezzo di comunicazione, la condivisione della storia infatti rafforza il legame affettivo esistente e allontana il timore di trovarsi soli di fronte agli ostacoli.

Semplificando al massimo la struttura delle fiabe, possiamo dire che esse sono costituite da una situazione iniziale in cui vengono presentati i personaggi e la situazione di partenza, segue poi una parte centrale in cui compaiono problemi e difficoltà da superare e, al termine, troviamo la situazione conclusiva caratterizzata dal superamento degli ostacoli e dal lieto fine.

Un importante studio sulle caratteristiche delle fiabe si può trovare nello scritto dello studioso russo Vladimir Propp Morfologia della fiaba che individua ruoli e funzioni che si ripetono in quasi tutte le fiabe. Si tratta di un testo di riferimento che non può mancare nelle librerie di chi è interessato ad approfondire l’argomento.

In questa breve riflessione vorrei soffermarmi sul personaggio cattivo delle storie, egli è quasi sempre presente ed è guidato da intenzioni malvagie che lo portano a creare ostacoli e difficoltà al protagonista caratterizzato da un animo buono e buone intenzioni.

Streghe, orchi, lupi, draghi sono coloro che generano il conflitto che dà vita alla storia e che alla fine vengono sconfitti.

Ma come aiutare i bambini a superare le paure di questi esseri spaventosi? Una buona strategia può essere quella di trasformare il cattivo in buono durante lo svolgimento della storia perché anche nella realtà le situazioni evolvono e chi inizialmente è ostile può modificare il suo atteggiamento e diventare una persona positiva.

Riflettendo su questa trasformazione possiamo individuare un messaggio pedagogicamente significativo se pensiamo ad esempio ai rapporti relazionali dei bambini: si impara a non etichettare negativamente un compagno di giochi che mostra un comportamento oppositivo o non gradito poiché questo non viene considerato come un atteggiamento definitivo e ciò fa sì che ci si ponga in maniera empatica, pronti a collaborare in direzione di un miglioramento della comunicazione. Il bambino “cattivo” può diventare “buono” se crediamo in questo cambiamento e ci mostriamo disponibili nei suoi confronti.

Inoltre il personaggio cattivo che diventa buono, oltre ad allontanare le paure che suscitano molte fiabe, non viene ucciso o crudelmente punito ma viene integrato nella comunità narrata nella storia veicolando la possibilità di un recupero sociale e questo concetto costituisce un grande insegnamento per quello che sarà l’adulto di domani, egli infatti impara a non reagire guidato dalla legge del taglione ma dalla ricerca di possibilità di riscatto degli individui.

Tutto questo lo si può fare utilizzando una forma narrativa lieve e divertente, ricorrendo a giochi di parole, rime e situazioni spiritose poiché, come affermava l’indimenticabile Gianni Rodari, Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?

È proprio con Rodari che abbiamo scoperto che con le fiabe tradizionali si può giocare trasformandole, mescolandole, capovolgendole. Nella sua Grammatica della fantasia troviamo spunti molto interessanti diventati ormai un punto di riferimento fondamentale per genitori, nonni, insegnanti ed educatori che ne attingono a piene mani, riconoscendogli la grande capacità di aver mostrato per primo come tutti possiamo approcciarci ad un’arte della fantastica per padroneggiare il mondo delle parole con il sorriso sulle labbra.

Allora ben vengano le insalate di favole, le fiabe a rovescio, lo sbagliare le storie, le rime buffe e i cattivi che diventano buoni perché diventare grandi ridendo si può.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Montessori M., Impariamo dai bambini a essere grandi, Garzanti, Milano, 2014

Propp V., Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino, 1969

Rodari G., Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, 1973

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