Il bambino, attraverso il colore, esprime il mondo emotivo interiore, descrivendo ciò che non riesce sempre a comunicare verbalmente.
Per questa ragione è molto importante comprendere il vero significato recondito e fornire una spiegazione psicologica che i colori possono assumere.
Le domande più frequenti sono:
- Perché un bambino predilige un colore rispetto un altro?
- Perché tende a colorare ogni soggetto con un unico colore?
- Perché preferisce indossare abiti di un colore specifico?
- Perché la scelta ripetuta di un limitato ventaglio di colori?
Quando un bambino è libero di scegliere quale colore utilizzare o indossare, trasmette un messaggio preciso.
Elenco, di seguito, le scelte di colore statisticamente predominanti cronologicamente.
Generalmente, i bambini sino ai 3 anni impiegano 1/2 colori, prediligendo il blu, il marrone e il nero. Questa scelta non deve essere associata, necessariamente, all’ interpretazione patologica. Di conseguenza, dinanzi ad una fondata preoccupazione del genitore, occorre la valutazione dell’esperto che suggerisce se è sinonimo di una sintomatologia individuale, della tensione momentanea del soggetto, dello stato d’animo causato da stress post traumatico, del temperamento di base…
Dai 4 ai 6 anni impiegano frequentemente cinque colori diversi e dimostrano più interesse verso i colori vivaci.
Dai 7-9 anni migliora il ventaglio dei colori utilizzati ma può accadere che non vi sia reale corrispondenza tra l’oggetto e il suo colore reale. Questo accade maggiormente quando vi è una forte componente emotiva in atto. Il bambino colorerà, dunque, ad esempio, il cielo azzurro anche quando piove, il mare celeste anche quando è in burrasca…
Sarà opportuno osservare che i toni caldi (rosso, giallo, arancione) sono utilizzati prevalentemente da bambini vivaci, curiosi, pieni di iniziativa, stravaganti, impulsivi. I toni freddi (viola, blu, azzurro) sono preferiti da bambini tendenzialmente timidi ed introversi, riflessivi. Il verde è considerato una progressione cromatica, risultato dell’integrazione tra il giallo/giorno con il blu/notte, in bambini sensibili e attenti percettivamente.
Tra gli 10 e 14 anni il bambino utilizzerà più colori legati alla realtà razionale perché condizionato da elementi più cognitivi.
Il passaggio da questa fase alla precedente non deve essere imposto, perché sono coinvolti profondi fattori emotivi, della personalità e dello stato d’animo personale.
Cosa indica la scelta predominante di un colore?
La scelta dei colori fornisce informazioni preziose, come la situazione familiare, scolastica, sociale, le preoccupazioni, le emozioni, lo stato d’animo…
Il rosso provoca un’accelerazione funzionale e fisiologica del battito cardiaco, della pressione arteriosa e della frequenza respiratoria. Il bambino che mostra la predilezione verso questo colore, tendenzialmente, è intraprendente e curioso in numerose attività. Inversamente, colui che soffre, di uno stato di agitazione, stress o tensione, difficilmente tollererà la visione di questo colore per lungo tempo.
Il celeste conduce il corpo al rilassamento psicologico, diminuendo la pressione arteriosa e la frequenza respiratoria. Per tali ragioni, viene spesso utilizzato in ambito ospedaliero, per colorare gli ambienti. Colui che privilegia questa colorazione manifesta sensibilità ed empatia.
Il giallo è il colore preferito da una personalità allegra, serena, ottimista e socievole. In cromoterapia, produce, in chi lo guarda, una sensazione di calore, benessere e rinnovamento. Il bambino che respinge questa colorazione ha scarsa stima di sé ed evidente insicurezza. Occorre, quindi,intervenire educativamente sull’autostima.
Il verde descrive una personalità energica e decisa, incentrata sul proprio io.
Il viola è correttamente associato agli artisti perché è spesso preferito da personalità creative e sensibili.
Il colore marrone è spesso predominante dinanzi ad un evento che ha destabilizzato la sicurezza emotiva del bambino, ad esempio la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori o la metabolizzazione di un lutto.
Il nero esprime un messaggio di rinuncia, la resa, l’abbandono ma anche l’ostinazione aggressiva, la rivolta contro gli altri, contro il suo ambiente così negativo o più in generale contro il destino. È spesso utilizzato in età adolescenziale, quando i ragazzi cercano lo scontro psicologico, la protesta e la rivendicazione verso qualcosa che non condivide. Se, al contrario, non utilizza mai il nero significa ha maturato un carattere dominante. In questo caso occorre una valutazione educativa attenta, per non rischiare che il bambino diventi troppo capriccioso.
Il rosa è un colore adoperato spesso da chi ama le arti, la danza e la musica: personalità sensibili, dolci e solari. Nella sua composizione armonica è consigliato per stimolare l’immaginazione, la creatività e i pensieri positivi.
Il bianco manifesta difficoltà nella comunicazione e nella socialità con i pari e gli adulti. Occorre pedagogicamente proporre al bambino maggiori occasioni di socialità e condivisione.
Quando i colori sono “campanelli di allarme”?
Il criterio della “prevalenza” o rifiuto categorico del colore è spesso sintomo di un disagio in atto.
È, dunque, molto importante osservare le scelte cromatiche utilizzati dai bambini, per riflettere ed individuare precocemente eventuali necessità.
Se necessario richiedere immediatamente la consulenza di una persona specializzata nell’ambito specifico.
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